Ascot - tradizioneattacchi.eu

24/04/2024
Vai ai contenuti

Menu principale:

Ascot

Abbigliamento

Ascot o Plastron

Il termine Ascot deriva dalla Royal Ascot Race, la celebre gara equestre che si tiene tuttora nell’omonima cittadina inglese situata nella contea del Berkshire, a pochi chilometri da Londra. Al tempo, in epoca vittoriana, i frequentatori di questo evento erano soliti indossare il tight abbinato ad una caratteristica cravatta appuntata che prese appunto il nome di Ascot. Il nome di cravatta Ascot arriverà solo con l'estrema popolarità che la corsa dei cavalli omonima acquisì a partire dalla Reggenza e dal fatto che fosse impiegata non solo dai presenti, per i quali sussisteva una rigida etichetta di outfit, ma anche dai fantini che gareggiavano, la cravatta Ascot è infatti diffusa ancora oggi nel mondo dell'equitazione, specialmente di quella in abito storico. Prima dell'epoca tardo-vittoriana o edoardiana in cui acquisì il nome di cravatta Ascot, questo particolare indumento era definito plastron ed era ugualmente molto diffuso, sebbene con qualche differenza estetica.

Plastron: Il nome dice chiaramente che non si trattava di un'invenzione britannica, ma francese, e la sua entrata in auge nella moda maschile è secentesca. In origine il plastron era una sciarpa da collo maschile, i materiali in cui era fabbricata variavano dalla seta al cotone, broccato e damasco erano molto in voga, i colori un po' meno dato che il bianco era l'unico consentito dall'etichetta. La sciarpa era più larga verso i lembi, tagliati diritti e ornati di pizzo alla maniera iberica, e sottile nella parte dove rimaneva sotto il colletto.
Il plastron era passato sotto gli ampi colletti quadrati dell'epoca e annodato tramite un nodo piatto sul davanti, dove le due ali del colletto si aprivano coprendo le spalle. I due lembi così ottenuti venivano sovrapposti o annodati e lasciati penzolanti a coprire il davanti della giubba.
A tal proposito il nome plastron deriva dall'impiego militare di suddetto ornamento, dove i due lembi, che cadevano coprendo il petto, nascondevano proprio una parte dell'armatura definita piastra per la sua foggia, termine che in francese era plastron.

Ascot: sui termine Ascot, Plastron e Cachecol c’è molto confusione e non c’è uniformità di visione. Per alcuni autori il termine ascot dovrebbe riferirsi al solo plastron (che i britannici chiamano appunto ascot), mentre la variante più informale si dovrebbe più propriamente chiamare cachecol - sciarpa, che i britannici chiamano semplice cravat. Ciò nonostante, quanto meno in Italia, con il termine ascot si fa riferimento a quella sorta di incrocio tra foulard e cravatta, ad uso prevalentemente informale, nonostante oggi venga timidamente riscoperto, è considerato  un capo un po’ eccentrico ma, l’ascot è capace di conferire un tocco di originale eleganza che, in contesti non prettamente formali, ci può stare benissimo. Ha il potere infatti di donare eleganza ad un abbigliamento sportivo ma anche, viceversa, di conferire un accento disinvolta ad un outfit più formale.



La cravatta Ascot concesse più sfumature bianco panna o grigio chiaro oltre al canonico candore immacolato. I lembi divennero a punta anzichè tagliati dritti e persero i loro ornamenti in pizzo e macramè irrimediabilmente passati di tendenza con lo stile minimalista e impero. Il modo di annodare il fazzoletto/cravatta, che all'epoca non aveva ancora subito la sua separazione definitiva, rimase simile al passato, ma il materiale e la nuova moda dei fazzoletti da collo alti e importanti, particolarmente apprezza da Lord Brummell, fece sì che la parte non annodata fosse rimboccata nello scollo della redingote o della giacca, conferendo all'indumento un'aria soffice e voluminosa sotto il collo. Poichè difficilmente la cravatta sarebbe rimasta in quella posizione a lungo, per mantenerne la forma e il volume si incominciò ad adoperare una spilla o spillone che la bloccasse in una precisa forma. Lo spillone non doveva essere vistoso e la capocchia sufficientemente discreta da non essere giudicata pacchiana, generalmente era formato solo da un'asticella di metallo con un fermaglio che rimaneva sotto l'accessorio e una perla a vista di dimensioni accettabili.

Col trascorrere del tempo e l'inizio dell'epoca Vittoriana la cravatta Ascot mutò nuovamente. La lunghezza si accorciò notevolmente e i due lembi che in origine arrivavano anche sotto il petto si ritirarono di lunghezza fino allo sterno. La lunghezza di una cravatta Ascot può essere identificata come una via di mezzo tra la cravatta classica e il farfallino. L'accessorio era sempre infilato sotto il colletto e annodato sul davanti in modi molto più aristocratici o complicati, ma si mantenne l'effetto finale delle punte incrociate sul davanti e fissate tramite spilla.
La spilla che fino a quel momento era stata portata in verticale iniziò ad essere disposta per orizzontale.
La nuova cravatta Ascot era adoperata sia dagli uomini che dalle signore, specialmente nella tenuta da amazzone che prevedeva linee più severe e diritte degli abiti a crinolina e tournure, molto più rigida di prima, venne prodotta in diversi colori, il bianco decadde in favore di tinte più forti, blu, rosso, verde, anche se il dress-code per la storica gara di cavalli rimase sempre e solo il grigio e nessun altra nuance era consentita nel palco reale.
Oggigiorno le occasioni di indossare una cravatta Ascot sono davvero poche, anche perchè la sua foggia così aristocratica fa apparire la persona come una snob e pertanto si preferisce evitarla. Sebbene nei circoli elitari di Ascot rimane ovviamente l'unico accessorio maschile concesso.

All’apparenza poco versatile, in realtà l’ascot può essere indossato in occasioni piuttosto disparate: da quelle più informali a quelle, nella sua variante cosiddetta “Plastron”, più massimamente formali.
Il suo uso più comune lo vuole portato in contesti sportivi o informali, nei quali però si ricerca un tono di compostezza ed eleganza. In estate si presta ai più disparati abbinamenti, dal classicissimo e intramontabile abbinamento con il blazer, a sperimentazioni più libere e disimpegnate, sempre comunque accompagnato da una camicia (anche di lino).
In inverno il suo utilizzo è meno frequente, ma non impossibile. Può essere portato ad esempio, con una minima dose d’audacia, abbinato ad uno spezzato di tweed oppure, senza giacca, con un cardigan o un pullover con scollo a V. L’Ascot per definizione non può che è essere di seta. Non è mai o quasi mai in tinta unita, ma sempre in fantasie minute e garbate (paisley, pois, ecc.) tra le quali sono tipicamente escluse le righe.

La variante più diffusa dell’ascot è assimilabile ad una sorta di sciarpa di seta, simmetrica, stretta al centro e più larga alle estremità. Ne esistono però anche varianti a bordi completamente paralleli, più o meno larghi. Un'usanza che ha preso piede di recente è quella di impiegare la Ascot come cravatta da matrimonio per lo sposo. A differenza del nodo di cui abbiamo parlato prima, però, questa variante recente viene arrangiata con un tipico nodo da cravatta, un Windsor, un Albert o un Victorian. L'effetto finale è una cravatta dall'aspetto più voluminoso e più corta, il nodo risulta arricciato e infatti nei paesi anglosassoni questo particolare effetto viene chiamato "scrunchie", che significa arricciato. A patto di saperla indossare con sufficiente disinvoltura, la cravatta Ascot fa sempre la sua figura. Naturalmente la regola è mai strafare. Generalmente la cravatta Ascot fa un effetto meno disdegnoso se indossata da uomini che hanno passato la sessantina, con capelli ingrigiti: a quanto pare il taglio della cravatta si abbina splendidamente al grigio dei capelli e a barba e baffi.

COME ANNODARE UN ASCOT

Per annodare perfettamente l'Ascot, inizia posizionandolo attorno al collo, sotto il colletto della camicia e a contatto con la pelle. Una delle due estremità, che poggiano sul petto, dovrà pendere di circa sei centimetri più in basso rispetto all’altra.
Incrocia quindi il lembo più lungo sopra a quello più corto. Se desideri ottenere un nodo più stretto, incrocia nuovamente l’estremità una seconda volta.
Successivamente, porta l'estremità più lunga sotto l'incrocio creato tra il tessuto e il collo, facendola poi risalire in verticale.
Fai passare poi questa estremità attraverso l'asola formatasi, riportandola verso il basso.
A questo punto, regola il nodo con le dita e, se necessario, fissalo con una spilla decorativa per mantenerlo in posizione durante il giorno. Entrambe le code devono essere sistemate elegantemente nel panciotto o nello scollo a V dell’abito o del pullover.
Questa tecnica di base è simile a quella usata per annodare una cravatta, ma è solo l'inizio per sperimentare altre variazioni. Ci sono stili di nodo più tradizionali come il Parigi, il Milano e il Cordoba, così come versioni più audaci come il Torino, il Londra e il Marsiglia. Tuttavia, è consigliabile iniziare con il metodo semplice e passare alle tecniche più avanzate solo dopo aver acquisito una maggiore pratica.

Torna ai contenuti | Torna al menu