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Portantina -
“Carrozze d’epoca” ; ultima acquisizione cartacea nella biblioteca di tradizioneattacchi, apre uno squarcio nel mondo delle carrozze in terra siciliana. Un prezioso volume a cura di Maria Elena Volpes che fa piena luce su parte del patrimonio dei legni, sia rotabile a trazione animale, carrozze e lettighe, sia a trazione umana, la portantina o seggetta “sedia volante” che proprio in terra sicula ha trovato ampio spazio di espansione. Causa la particolare conformità del territorio, montagnoso e privo di strade carrozzabili che ne favorì la costruzione e diffusione. La particolarità descrittiva nei testi illustra pienamente un’epoca dove mettersi in viaggio era una vera e propria avventura, tanto che “Pitré” racconta che era abitudine dei siciliani, prima di mettersi in viaggio, confessarsi, comunicarsi e fare testamento. La puntigliosa descrizione nelle schede di Maria Carmela Ferracane e di Laura Stassi dei legni delle varie collezioni: Martorana, Museo Pitré, coll. Mignosi, ecc. rendono questo volume un prezioso documento storico su un bene culturale della Regione Sicilia; le Carrozze d’Epoca.
Portantina: Tipo di sedia portatile per trasporto di persone, molto in uso nei secoli scorsi, 1600-
A lato:
In Sicilia la portantina fu usata non solo dalla Viceregina, ma anche dal Viceré, dal pretore di Palermo e dal presidente della Regia Corte ed “erano sormontate da un cimiero, che rappresentava l’emblema della carica o lo stemma di chi la carica la esercitasse. Su quello che possedeva il Senato Palermitano vi era per cimiero Santa Rosalia. Come riferisce il Mortillaro, la portantina era detta anche siggetta (sedia) e siggiteri o “vastasi di cinga”, in Sicilia, venivano chiamati i trasportatori di portantine. Un mezzo di trasporto di cui si è persa conoscenza, ma che sino al XVIII secolo veniva usato dai palermitani più ricchi che le acquistavano per farsi trasportare dalla propria servitù. Di sera, quando le ricche signore uscivano sulle loro portantine, erano circondate da uno stuolo di servitori impeccabili che reggevano le torce e accompagnavano a piedi. Quelle padronali erano elegantissime, tutte adorne di fregi e dorature, dipinte e intagliate interamente sui vari lati, con tendine alle finestre, e rivestite all’interno con stoffe e velluti, broccati e cuscini. Erano così diffuse che nel 1799 venne emanato un “Ordine regio” che ne regolamentava la circolazione tra la folla delle strette vie e vicoli sconquassati di Palermo.
A lato: portantina usata sino alla fine del XVIII secolo dalla famiglia Valguarnera in occasione di solenni festività. Costituita da una cassa con struttura lignea con pannelli rivestiti esternamente con broccato di seta rossa bordato da passamaneria in tinta. Lungo i bordi corrono cornici riccamente intagliate e dorate, al di sotto delle tre luci dotate di cristalli mobili, sono raffigurati, all’interno di cornici ovali, momenti salienti della vita della Madonna. L’esemplare raffigurato si trova esposto presso Villa Niscemi in Palermo.
Come molte strade Palermitane, anche via Sedie volanti, porta il nome dell’arte che vi si svolgeva, qui si costruivano siggette (sedie) che parevano volare: le portantine. Se ne costruivano di due tipi, quelle di lusso per la nobiltà e per il clero e quelle da servizio da città che si potevano affittare. Esisteva anche un servizio “da nolo”, si poteva prenotare un giro secondo le proprie necessità, oppure andare ai Quattro Canti, in via Maqueda e al Cassaro, dove si mettevano in fila l’una dietro l’altra e non, come sempre avveniva, occupando tutto lo spazio della piazza nella confusione generale e creando impedimento “al pubblico passaggio”. Bastava qualche tarì (moneta locale) per “volare” basso lungo le strade cittadine. Tra la folla dei vicoli sconquassati, queste persone sospese a mezza altezza, parevano veramente volteggiare al di sopra delle spalle dei passanti.
A lato: Palermo, Palazzo Tarallo; portantina da piazza, di linee semplici e disadorna di fregi e intagli.
Mezzo abituale di trasporto per i vivi, le portantine servivano anche per i morti. Troviamo testimonianza in uno scritto di Domenico Antonio Filippi datato anno 1805.
“le portantine egualmente in uso a Palermo, se ne fa uso per i morti, come per i vivi. Una portantina, che reca un cadavere al sepolcro, passa per la strada senza altro accompagnamento, e inganna qualche volta i curiosi d’un modo assai disaggradevole. Mi ricordo, che appena arrivato a Palermo io riguardai un po’ curiosamente in una portantina, che appunto mi passava innanzi, e quando io m’aspettava di mirare un qualche leggiadro visetto, mi si affacciò un cadavere. D’allora in poi mi proposi da senno di non mai più riguardare in una portantina, e ancor meno di servirmene.”
A lato: modello con struttura lignea rivestita di cartapesta e stoffa, conservato al museo Etnografico Siciliano G. Pitré. Con questo modello si rappresenta il trasporto funerario, che avveniva durante le ore notturne. Quattro monatti, con cappello a cilindro, reggono il veicolo ed illuminano la strada con le torce in mano.
"le strade erano rare e scomode, i mezzi di trasporto estremamente rudimentali (si andava a dorso di mulo o su scomode lettighe) ) ....le locande un puro e semplice nome abusivamente attribuito a poveri rifugi di fortuna, privi di tutto." Altro mezzo di trasporto comunemente in uso era la lettiga. Fu il mezzo di locomozione più usato in Europa dalla fine del 1200 fino al XVIII secolo. Essa consisteva in una cassa avente all'interno due sedili vis à vis dove prendevano posto da due a quattro persone ed era fornita di due sportelli e di quattro finestrelle con vetri per l'inverno e con tavolette forate, per la circolazione dell'aria, in estate. Era sorretta da due lunghe aste alle cui estremità venivano attaccati i cavalli -
Sopra: Palermo, Palazzo Tarallo lettiga; questa lettiga si configura tra quelle da nolo e pertanto il suo aspetto rispecchia la funzione della stessa quale semplice mezzo di trasporto del XVIII secolo, per affrontare spostamenti urbani che extraurbani che lunghi viaggi. Essa consiste in una cassa di legno verniciata all’esterno in nero, due posti vis a vis. Lungo le pareti laterali si aprono due sportelli, su ciascun lato corto sono montate le gaffe dove venivano inserite le aste a cui venivano attaccati cavalli o muli.